INTOLLERANZA AL FRUTTOSIO
Il malassorbimento del fruttosio non va confuso con la rara intolleranza ereditaria al fruttosio. Quest’ultima è un disturbo congenito del metabolismo del fruttosio, di norma diagnosticato già nel lattante. Le persone affette devono sistematicamente evitare gli alimenti contenenti fruttosio.
Il fruttosio in natura
Il fruttosio è presente in natura nella frutta a granella e con nocciolo (anche secca o nei succhi) e nel miele.
Alcuni pomodori vengono coltivati in modo che abbiano un maggior contenuto di fruttosio.
La globalizzazione e il trasporto permettono di consumare frutta zuccherina ( ananas o banane o fragole) tutto l’anno producendone un sovraccarico al nostro organismo.
Il fruttosio negli alimenti industriali
Le persone affette da intolleranza al fruttosio ignorando il problema, acquistano prodotti che contengono fruttosio, pensando che sia più sano dello zucchero: ma l’industria alimentare dolcifica molti prodotti con fruttosio puro rendendo la nostra alimentazione eccessivamente ricca rispetto al passato. Il fruttosio si trova nelle salse tipo ketchup, nelle patatine fritte, nello yogurt alla frutta, nel minestrone preconfezionato.
I prodotti di tendenza (p.es. bibite dolci a basso contenuto calorico o latticini) o quelli specifici per diabetici sono spesso addizionati anche con grandi quantità di fruttosio. L’assorbimento del fruttosio è ridotto pure dagli alditoli, di cui fanno parte
il sorbitolo (E420),
il mannitolo (E421),
lo xilitolo (E967),
il maltitolo (E965),
il lattitolo (E966),
l’isomalto (E953).
Cause e fattori scatenanti
Le persone affette da intolleranza congenita hanno pochi enzimi per l’elaborazione del fruttosio all’interno delle cellule, ma in un adulto, se si manifesta l’intolleranza, può essere che vi siano problemi di assimilazione a livello intestinale, ad esempio perché la flora intestinale è mal composta.
Cure antibiotiche, infezioni gastrointestinali o situazioni particolari di stress, unite al sovraccarico, possono essere cause scatenanti di sensibilità ad alcuni nutrienti, ma non occorre eliminare del tutto dalla nostra alimentazione se non per un periodo sufficiente a ristabilire un equilibrio e dopo aver risanato il nostro intestino con l’utilizzo di buoni probiotici.
Disturbi
Il fruttosio non assorbito nell’intestino tenue viene trasformato da batteri presenti nell’intestino crasso in acidi grassi a catena corta, che possono provocare tipici disturbi: dolori e crampi addominali, flatulenza, diarrea, stitichezza, senso di oppressione nella regione epigastrica, nausea, malessere generale, vomito ed eruttazione.
Una intolleranza al fruttosio può avere ripercussioni anche sull’umore. Infatti lo zucchero favorisce l’assorbimento di molti altri nutrienti come, ad ex, il triptofano essenziale per la costruzione della serotonina, un neurotrasmettitore conosciuto come ormone della felicità.
Una intolleranza al fruttosio, non individuata per molto tempo, può condurre a depressione.
La serotonina procura anche senso di sazietà dunque una intolleranza al fruttosio potrebbe essere concausa di attacchi di fame e continui spuntini dopo pasto.
Trattamento
E’ bene che determinati nutrienti, come il fruttosio , siano presenti nella nostra alimentazione ma occorre riconsiderarne la quantità.
Dopo la diagnosi, la persona affetta dovrebbe seguire una dieta povera di fruttosio e priva di alditoli (fase di carenza) per un periodo massimo di due settimane, terminato il quale viene stabilita la tolleranza individuale con un test, che consiste nell’aumento graduale dell’apporto di alimenti contenenti fruttosio. Alla fine, vengono elaborate raccomandazioni alimentari individuali.